La Storia dell'Istituto

La storia della Scuola Gestalt di Torino è principalmente una storia di incontri importanti, passionali, spesso travolgenti e di separazioni dolorose, traumatiche, a volte laceranti. Gli inizi Dal 1981 al 1984 è stato il periodo del maschile. Tutti uomini eravamo i fondatori: uno psichiatra, due psicologi e … un indeciso, che poi sarebbe diventato il primo rolfer italiano. Sono stati anni epici, perché a noi uomini piace essere epici. Si mangiava, si beveva, si fumava e si lavorava insieme a volte fino alle due o le tre di notte. Ci univa la passione per la Bioenergetica, per le arti orientali ( l’Aikido, la medicina cinese) per l’India e per Baghwan Shree Rajneesh. Sono stati anni di forte eccitazione, di intensa ricerca spirituale, e di grandi crisi d’identità, sia personali che professionali. La nostra era una ricerca autentica a volte persino ossessiva. I confini della psicoterapia che conoscevamo non ci bastavano. Juls Grossman, Mary Denaro, Pratiti, e tutti i formatori della Rajneesh University, sono stati gli incontri caratterizzanti di quel periodo. Si facevano interminabili campi di meditazione, maratone, gruppi di bioenergetica, catarsi. Nessuno di noi aveva famiglia, o meglio uno l’aveva, ma si comportava come se non l’avesse. Erano però anche gli anni in cui si gettavano le basi della nostra scuola di formazione. Nel 1984 abbiamo tenuto il primo corso di formazione in bioenergetica per educatori del Comune di Torino. L’84 però è stato anche l’anno di un incontro fondamentale che avrebbe segnato tutto lo sviluppo successivo dell’IBTG : quello con Isha Bloomberg. Isha Larry Bloomberg è stato uno dei grandi terapisti che ha portato in Europa la Psicoterapia della Gestalt. Che cosa sia la Gestalt merita un capitolo a parte ed è approfondito in un altro punto del sito. L’incontro con Isha fu un incontro d’amore. E’ stato il formatore più importante che abbia avuto e poi il collega con cui ho avuto gli scambi più intensi, ed è stato così fino alla sua morte. L’espansione L’incontro con la Gestalt ha segnato la conclusione della prima fase, quella maschile, quella epica, quella narcisistica. Nel giro di due anni noi quattro ci siamo separati e da allora in pratica non ci siamo quasi più visti. Uno ha aperto un centro di Psicoterapia in Liguria, un altro un centro di medicina indiana in Lombardia, uno l’ultima volta che l’ho sentito era il punto di riferimento dei rolfer italiani. La Gestalt ha principalmente cambiato la mia relazione con la donna. Fino ad allora, anche se non me ne rendevo conto, era stata una relazione d’uso. La Gestalt mi ha insegnato cosa vuol dire essere in contatto, mi ha fatto scoprire il divertimento e l’eccitazione nella responsabilità, mi ha insegnato a trasformare la paura in eccitazione e l’eccitazione in presenza, mi ha fatto superare la paura di amare e la paura del femminile. Oggettivamente dovrei dire che è solo un caso, ma dall’incontro con la Gestalt in poi, il numero delle terapiste e delle formatrici nel nostro centro è stato sempre superiore a quello degli uomini. Dal 1987 al 1995 sono stati gli anni dell’espansione. Da una parte è cominciata la trasformazione che ci porterà  ad essere principalmente un istituto di Gestalt. Anche se la Bioenergetica resterà sempre nel nostro DNA, così come l’Aikido e il Rebirthing di Leonard Orr. L’istituto si trasforma in cooperativa e comincia a diventare un polo di attrazione per diversi terapisti. Ristrutturiamo lo stabile di in via Mantova a Torino dove furono gli studios dell’Ambrosia, la prima casa cinematografica italiana. Nell’istituto entrano Danzaterapeuti, massaggiatori Shiatzu, Ostetriche, psicomotriciste, fisioterapiste. Il nostro diventa un centro multidisciplinare che accompagna nel loro viaggio in questa vita partorienti, bambini, adolescenti, portatori di handicap, coppie, famiglie e adulti in diverse situazioni di crisi e di trasformazione. Sono gli anni in cui la nostra scuola si trasforma in Scuola Gestalt di Torino ed entra a fare parte di un circuito internazionale, cominciamo a lavorare in Germania, Scozia, Irlanda. La qualità della nostra offerta professionale si incrementa e la nostra offerta di supervisioni si radica sul territorio piemontese. Supervisioniamo gli staff dell’ospedale di Neuropsichiatria infantile di Cuneo, di comunità per tossicodipendenti, del Servizio per i Senza Fissa dimora del Comune di Torino, di diverse cooperative sociali operanti in comunità per portatori di handicap. Tanti incontri importanti avvengono in questi anni nell’istituto. L’affettività, l’intensità delle relazioni, la passione per la ricerca, la professionalità “umana”, continuano ad essere i nostri tratti caratteristici. Nel 1993 cominciò anche il percorso di riconoscimento della scuola di psicoterapia della Gestalt, percorso che si è concluso, per varie vicende burocratiche, nel 2001. Isha Bloomberg è stato il personaggio che maggiormente ha influenzato in questi anni la nostra crescita professionale, ma importanti sono stati anche Hilda Courtney, Robert Hall, Linda Mc Connel, Stanley Kelleman, Leonard Orr. Acquistiamo anche una cascina che attrezziamo per i nostri gruppi residenziali e per gli stage della scuola. Nel ’95 Isha Bloomberg muore. All’inizio sembrava che dovesse essere un cambiamento importante solo per me, che perdevo non solo una persona amata, ma anche il maestro-collega, con cui avevo scambi e confronti pressoché quotidiani. Invece fu l’inizio di un’altra trasformazione profonda. Si diventa adulti Forse con la morte di Isha venne meno il collante di una figura genitoriale, o forse, dopo otto anni di lavoro insieme avevamo bisogno di separarci. Non fu una separazione indolore. Ci vollero circa due anni di scontri e confronti per completarla. Ma, alla fine, come una cellula matura per proliferare ci separammo e quattro centri si formarono da questa separazione. Io divenni il portatore della fiaccola dell’IBTG- Scuola Gestalt di Torino, sostenuto da mia moglie, le mie figlie e le mie colleghe straniere, su tutte Hilda Courtney e gli/le allievi/e della scuola. Poi avvenne l’incontro che avrebbe caratterizzato i cinque anni successivi, quello con una terapista junghiana e la sua scuola. E’ stato un altro periodo di scambi intensi. Ci accomunava principalmente il bisogno di leccarci ferite recenti e la voglia di rifondare le nostre scuole su basi diverse. Per me è stato principalmente il periodo del dopo Isha. La scuola  aveva bisogno di sviluppare una struttura diversa, c’era bisogno di un grosso sforzo organizzativo ed ideologico per fare evolvere la struttura entusiasticamente anarchica che ha sempre contraddistinto il nostro istituto, in una associazione organizzata su basi anche gerarchiche, condizione indispensabile per essere riconosciuti come istituto di specializzazione post-universitario in psicoterapia. Tutto questo stando attenti a restare fedeli all’anima della Gestalt : “Sostenere l’eccitazione e l’accrescimento nella personalità umana.” Ci siamo sostenuti molto a vicenda con gli junghiani ed abbiamo fatto un lavoro importante per entrambi, ma l’amore non è mai scattato. E l’amore è sempre stata la principale forza coesiva del nostro istituto. Così, lentamente ma inevitabilmente, le differenze personali, di anima e di visione terapeutica sono diventate preponderanti e siamo arrivati all’ultima separazione (per il momento !). Sotto certi aspetti è stato il cambiamento più radicale della nostra storia. Sentivamo che era giunto il momento di lasciare anche lo stabile storico di via Mantova e che per compensare la burocratizzazione necessaria per diventare scuola di psicoterapia, avevamo bisogno di una forma societaria più semplice della cooperativa. La Creatività come Identità terapeutica Così sono arrivato alla fase dell’SGT, iniziata a febbraio del 2001. Andammo in via Andrea Doria, in un elegante e storico palazzo nel centro di Torino. Potenziammo la struttura di Casalborgone per soddisfare l’elevato numero di gruppi di crescita personali e di corsi di formazione che venivanoo richiesti al nostro istituto. Il nostro organigramma  diventò un solido mix di terapeuti e formatori “anziani” con esperienza più che trentennale, e giovani terapisti, counselor e formatori con una solida formazione alle spalle e molto entusiasmo. Senza accorgercene avevamo già più di ventun’anni di vita, eravamo stati accettati dagli ambienti accademici e eravamo ora una scuola post-universitaria in terapia della Gestalt. La nostra scuola in Gestalt Counseling aveva  ormai una professionalità ed un’esperienza consolidatasi in 16 anni di esistenza. Eravamo in grado di soddisfare richieste di supervisione e formazione dalle organizzazioni aziendali agli insegnanti e dagli educatori agli infermieri. Il nostro campo d’intervento in counseling e psicoterapia andava dai bambini, agli adulti, alle coppie, alle famiglie. Avevamo imparato molto. Le meditazioni di Osho, gli esercizi di Bioenergetica, il Rebirthing, la danzaterapia, gli junghiani, tutti gli incontri importanti che avevamo fatto hanno contribuito a renderci ciò che eravamo diventati. Non c’è una sola virgola di questo passato che non ripeterei. Ma siamo pronti a cambiare ancora La nostra tradizione va da Socrate allo Zen alla Psicologia Umanista, passando per la Fenomenologia e gli Istituti di Gestalt europei e di oltre oceano. Il contatto con l’ambiente e la società di cui facciamo parte; la capacità di reggere l’ansia della trasformazione e l’eccitazione della crescita; il coraggio di alienarci, di abbandonare le situazioni non più adatte a noi e di identificarci con le nuove soluzioni emergenti; la fede nel processo vitale, tutto ciò è da sempre e come sempre parte integrante di noi. Siamo una Scuola Gestalt. Dal 2013 siamo in una nuova sede, in via Revel 6. E’ più grande, abbiamo bisogno di più spazio perché il numero di ex allievi, ora professionisti che hanno voglia di lavorare in e per questa scuola è, con nostra grande soddisfazione, in continua crescita. Abbiamo fatto incontri importanti e nutrienti con professionisti che lavorano in altre zone d’Italia ; da questi contatti sono nate collaborazioni che si sono concretizzate nell’apertura di due nuove sedi, a Udine e a Firenze. I docenti e gli allievi di queste sedi stanno contribuendo con le loro peculiarità, differenze ed entusiasmi a scrivere nuove pagine della nostra storia. Questa scuola non ha mai avuto un padrone, un proprietario. I vecchi formatori continuano ad esserci, ancora nel presente, ma ormai più nella storia, consapevoli che il presente è sempre di tutti coloro che hanno voglia di mettere energia nella scuola, di rischiare, di sbagliare, di creare : la creatività è la nostra identità terapeutica. Fritz Perls ci ha insegnato a “addentare” la vita a morderla e a trasformarla trasformandoci, ci ha insegnato che l’eccitazione e la crescita sono i segnali della buona salute, così come la capacità di assumerci la responsabilità delle nostre azioni. A questo nel tempo abbiamo aggiunto la voglia di “fare l’amore” con la vita, perché all’eccitazione e alla crescita si aggiungono così il piacere, la passione e la sofferenza, che sempre vanno a braccetto quando si corre il rischio di amare e di cui dobbiamo imparare a non aver paura. Essere una scuola di Gestalt vuol dire avere la consapevolezza che “Non c’è niente davanti”. In questo fedele alla sua tradizione ebraica Isha Bloomberg sosteneva che il futuro arriva da dietro e davanti non c’è nulla e che quindi nulla si può controllare. Si tratta di sviluppare la fede di cui parlava Goodman, cioè fare il prossimo passo, avendo fede che il terreno sarà li sotto a sostenerci. Il futuro si forma nel momento in cui noi avanziamo. Muovendoci creiamo il futuro. Siamo pronti al prossimo passo.
Nasce nell’alveo della psicologia umanista all’inizio degli anni Cinquanta, a partire dalla psicologia della Gestalt e dagli sviluppi della psicanalisi, come un approccio fenomenologico ed esistenziale alla psicoterapia. Gestalt in tedesco si riferisce alla struttura, alla forma organizzativa assunta dalle parti che compongono uno specifico sistema. Secondo la Psicologia della Gestalt “è l’organizzazione dei fatti, delle percezioni, del comportamento o dei fenomeni a dar loro significato e non gli elementi individuali di cui questi sono composti”. Un’organizzazione che per significato e importanza non è casuale, ma basata sugli stimoli dell’ambiente e sulla situazione soggettiva, sia innata che contingente (bisogni) dell’organismo in esso vivente. Partendo da questa generale impostazione teorica lo psichiatra e psicoanalista Fritz Perls, la moglie Laura Polsner ed alcuni loro brillanti collaboratori quali Paul Goodman, Isadore From e Ralph Hefferline hanno sviluppato tra la fine degli anni Trenta e l’inizio dei Cinquanta, l’originale approccio psicoterapeutico che prende il nome di Terapia della Gestalt. La figura che prende forma nella coscienza emergendo dallo sfondo indifferenziato degli stimoli corporei ed ambientali è quella più pregnante per la soddisfazione dei bisogni organismici, e ne sostiene naturalmente il processo di autoregolazione nell’ambiente di vita. Quando tale processo spontaneo è bloccato o distorto a causa di esperienze passate traumatiche o confusive, l’individuo è disorientato e in conflitto con se stesso, incapace di efficacia e di creatività, uno stato comunemente chiamato nevrosi. 

L’intervento
La terapia della Gestalt interviene sulle interruzioni del processo di autoregolazione al confine tra l’individuo e il suo ambiente, che impediscono la consapevolezza dei bisogni vitali e della loro priorità nonchè il coinvolgimento e l’identificazione con essi, necessari ad attivarsi e muoversi con efficacia e creatività per la loro soddisfazione (processo di adattamento creativo). La Terapia della Gestalt è una terapia esperienziale, più che verbale o interpretativa. 

Terapia del qui-e-ora
Come parlare di sé è una resistenza alla sperimentazione di sé, così il ricordo di un’esperienza – il parlarne semplicemente – la lascia isolata come un sedimento del passato, privo di vita quanto le rovine di Pompei. Il paziente molto probabilmente, ha avuto un problema o un trauma nel passato, ma soprattutto ha una difficoltà qui e ora nel presente; per chiudere definitivamente col passato, non solo può, ma soprattutto deve lavorare sulla sua situazione relazionale attuale. Lavorando ad esempio sul mondo infantile, non si chiederà di raccontare la relazione con la madre, ma bensì di immaginare di parlare con la madre, psicodrammaticamente qui ed ora; non si chiederà di narrare momenti importanti nell’area lontana della memoria, bensì di risperimentare quei momenti nel qui e ora della seduta, per comprendere le scelte di vita alla base delle difficoltà dell’attuale presente. Dal momento che il contatto fra organismo e ambiente ha luogo sempre in superficie, è proprio questa che il terapeuta della Gestalt deve vedere; egli è sensibile al quadro superficiale presentato dal paziente – tensioni muscolari croniche, modalità di respiro, caratteristiche espressive, qualità del movimento, identificazione emotiva – in modo che la sua maggiore consapevolezza possa diventare lo strumento con cui il paziente aumenta la propria. 

Sostegno alla consapevolezza e ad un’esperienza piena di sé
 La consapevolezza dei bisogni vitali parte dalle sensazioni corporee e dalle emozioni; chiediamo allora al paziente all’interno della rievocazione psicodrammatica o nell’interazione reale con il terapeuta di diventare consapevole dei suoi gesti, della respirazione, delle emozioni, della voce e delle espressioni facciali, nonché dei suoi pensieri pressanti. 

La terapia come esperienza nuova e assimilabile 
Quanto più diventa consapevole di se stesso tanto più imparerà riguardo al suo Sé; man mano che sperimenta i modi in cui si impedisce di “essere” ora – i modi in cui si interrompe – comincerà anche a sperimentare il Sé che ha interrotto e le spinte del suo processo bloccato. La possibilità di scelta nasce dalla consapevolezza e dalla accettazione di ciò che si è e il setting terapeutico è proprio il luogo sufficientemente sicuro ove le nuove scelte possono attualizzarsi prima di essere sperimentate nel proprio ambiente quotidiano. L’incantesimo nevrotico è allora spezzato e la vita può tornare a scorrere.
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